24 febbraio 2013

Christian Citraro a Ciao RadioTV Bologna

Mercoledì 6 febbraio 2013 la trasmissione settimanale “Fari puntati su…”, condotta da Floriano Roncarati dalle 19:00 alle 20:00 su Ciao RadioTV Bologna, ha interamente dedicato una puntata al tema de “I giochi da tavolo e gli scacchi”. Ospiti in studio Christian Citraro, divulgatore ludico e responsabile del “Progetto Homo Ludens”, Nazario Nonni e Roberto Giordani in rappresentanza del “Circolo Scacchistico Bolognese”.

L’occasione è stata utile per parlare dell’importanza del gioco, delle sue origini e del significato che assume nell’odierno contesto socio-culturale, soprattutto italiano. Il gioco, presente in tutte le culture antiche, rappresenta un tratto comune del genere umano. Tutti i giochi moderni, siano essi da tavolo, videogiochi, giochi di ruolo o di carte collezionabili, portano nel loro DNA i tratti di una storia millenaria, le cui prime testimonianze risalgono al 9000 a.C. Basti pensare al gioco del Senetpresso gli Antichi Egizi che ha in seguito dato luogo a molti giochi di tavoliere, tra cui la Dama; ai Dadi, il cui termine arabo az-zahr identifica l’odierno ‘azzardo’; alla grande tradizione dei giochi africani di fossi e ciottoli, rappresentati dalla famiglia dei Mancala; al Weiqi/Go, millenario gioco di territorio tipicamente orientale; al Chaturanga, che attraverso una lunga staffetta tra Oriente ed Occidente genererà gli Scacchi; ai Tarocchi, col loro concetto divinatorio, da cui traggono origine molti giochi di carte contemporanei.

Gioco dalla grande valenza storica e sociologica, ma che non sempre è stato valutato con la dovuta attenzione dagli osservatori del tempo, spesso considerato come mera perdita di tempo, tanto da far affermare a Ludovico Ariosto nell’Orlando Furioso come, tra le molte attività improduttive presenti sulla Luna sta «l’inutil tempo che si perde al giuoco». Bisognerà attendere il Novecento e gli studi del matematico Neumann e dell’economista Morgenstern sulla “Teoria dei Giochi”, numerosi Premi Nobel, sino a quello del matematico ed economista John Nash del 1994, e le relative applicazioni in campo economico, politico e militare, per avere il giusto riconoscimento in campo scientifico. Lo studio del gioco ha rivelato in tempi recenti molteplici tipi di approcci, principalmente di tipo psicologico (Freud, Winnicott, Piaget, Bruner) che ha valorizzato le potenzialità riferite allo sviluppo cognitivo, sociologico (Caillois) che ha sottolineato la fondamentale funzione sociale e razionale dell’attività ludica, e filosofico, con Huizinga che per primo ha cercato di cogliere nel gioco alcuni aspetti universali della civiltà, definendolo come «un’attività fuori dalla vita reale senza interessi materiali».

Da sx: Nazario Nonni, Roberto Giordani, Christian Citraro, Floriano Roncarati

L’Italia non è certamente un Paese all’avanguardia ludica. Gli italiani sono storicamente degli scarsi consumatori di giochi: è più un prodotto da regalare che da usare. Questa povertà si riflette anzitutto in ambito linguistico, laddove sotto il termine ‘gioco’ vengono fatte rientrare diverse accezioni, percepito soprattutto quale tematica ad uso esclusivo della pedagogia, quindi una faccenda squisitamente da bambini. Diversa musica nel mondo anglosassone, nel quale il termine assume nella lingua inglese diverse sfumature di significato, identificabili con le comuni espressioni to play (‘giocare’, ma anche ‘recitare’ e ‘suonare’), to enjoy (genericamente ‘divertirsi’ in riferimento al gioco, ma anche ‘apprezzare’, ‘provare’, ‘gustare’),gaming (come playing ma rifacendosi a giochi poco impegnativi) e gambling (alludendo al gioco d’azzardo). In Germania, Paese da sempre sensibile alle tematiche ludiche, è stato addirittura istituito dal 1978 un prestigioso premio per giochi da tavolo e giochi di carte, denominato Spiel des Jahres. In Italia, l’unica eccezione rappresentata dal gioco è quella correlata al boom delle scommesse sportive, gratta e vinci, super-enalotto e giochi d’azzardo in genere, con le annesse problematiche relative all’azzardo patologico che sfociano nella “ludopatia”, un mezzo per monetizzare, alienandosi ed arricchendo le casse dello Stato, piuttosto che uno strumento per stare insieme divertendosi.

In tempi recenti, dai giochi da tavolo si sono affrancate le cosiddette “discipline mentali”. Il 19 aprile del 2005 le quattro federazioni mondiali della Dama (FMJD), degli Scacchi (FIDE), del Bridge (WBF) e del Go (IGF) hanno deciso di costituire l'International Mind Sport Association (IMSA), la “Federazione Internazionale Sport della Mente”, in rappresentanza di 400 Federazioni Nazionali e circa 500 milioni di giocatori sparsi in tutto il mondo. Nel 2008 a Pechino e nel 2012 a Lille, in corrispondenza delle Olimpiadi, sono state rispettivamente disputate la prima e la seconda edizione dei “World Mind Sports Games”, le “Olimpiadi della Mente”, durante i quali si sono sfidati i maggiori esperti di queste discipline. L’Italia è stata degnamente rappresentata dai propri atleti in entrambe le edizioni, riportando nette vittorie soprattutto nella Dama e nel Bridge. Gli sport della mente coinvolgono l’individuo sul piano comportamentale (educazione civica), strutturale (ragionamento) e funzionale (calcolo mentale, memoria e concentrazione), possono diventare, inoltre, strumento di supporto per studenti diversamente abili e/o con difficoltà di apprendimento. Il Ministero della Pubblica Istruzione, mediante appositi protocolli d’intesa sottoscritti con la Federdama, la Federscacchi e la Federbridge, considerando le tre discipline come associate al CONI, autorizza formalmente le scuole che lo richiedono alla loro pratica, nell’ampia cornice del Progetto “Sport a Scuola”.

Dopo decenni d’immobilismo sembrerebbe muoversi qualcosa, con manifestazioni e iniziative ludiche che iniziano a moltiplicarsi. Basti pensare alla Play Modena, cui si aggiungono GiocaTorino, Lucca Comics & Games, San Marino Convention, Roma Ludica, Napoli GameCon ed Etna Comics, inoltre fanno la loro comparsa numerose associazioni, riviste e siti web specializzati che cominciano a diffondere un po’ ovunque la “cultura ludica”. Ciò fa ben sperare per il futuro e dire a gran voce: «Avanti con gli Sport della Mente!».

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